Il Deep Brain Reorienting (DBR) è una piccola rivoluzione perché nasce al fine di elaborare quei residui traumatici resistenti ai migliori trattamenti che abbiamo oggi a disposizione. Lo scopo del DBR è di favorire in questo modo una guarigione più profonda e stabile dei vissuti traumatici e dei disturbi trauma-correlati.
Ma di cosa stiamo parlando? Perché riesce a fare questo e come ci si è arrivati?
Come forse saprai, la maggior parte dei metodi più efficaci permette di ottenere una rielaborazione della memoria traumatica che, anche se completa, risulta limitata ad un "piano più superficiale" del cervello (quello ippocampale).
In caso di trauma è sempre necessaria un'elaborazione emotivo-somatica dell'evento che permetta alla persona di ripensare l'evento scatenante con un vissuto emotivo-somatico neutro. A volte è anche necessario re-integrare le circuitazioni corticali ("frammenti corticali" dell'evento). La maggior parte dei metodi oggi più diffusi già consente di raggiungere questi ottimi risultati, tuttavia sappiamo che i traumi (specie se particolarmente intensi e dolorosi, frequenti o precoci) possono mantenere una sorta di presenza "fantasma" anche dopo un trattamento efficace.
L'inizio della rivoluzione. Frank Corrigan ha dedicato decenni allo studio dei nuovi metodi di intervento fino ad approdare, grazie alla profonda conoscenza dei limiti e dei punti di forza delle tecniche esistenti, in maniera davvero pionieristica, al Deep Brain Reorienting.
Tre premesse fondamentali:
1. Frank Corrigan si è addentrato nei meandri del cervello profondo alla ricerca di risposte nascoste, ha iniziato a studiare nel dettaglio il mesencefalo e la cosa davvero incredibile è che ha individuato una piccola, minuscola sequenza neurofisiologica, molto semplice ma fondamentale. Questa sequenza si basa sul circuito cerebrale coinvolto nelle memorie traumatiche (che interessano in prima istanza il collicolo superiore e il grigio periaqueduttale), responsabile di micro attivazioni motorie difficilmente percepibili (es. micro movimenti del collo) che mantengono la presenza della memoria implicita.
2. Attraverso questa sequenza il cervello profondo registra gli eventi traumatici e impara a rispondere ad essi; in altre parole si orienta ad uno stimolo e si prepara ad agire per difendersi allo scopo di sopravvivere. Tutto questo senza esserne ovviamente cosciente.
3. Attraverso questa stessa sequenza il cervello profondo risponde anche però a stimoli positivi e affettivi con risposte di avvicinamento e di collegamento affettivo con altre persone. Questa seconda scoperta può rispondere ad alcune domande davvero importanti e potrebbe portare a revisionare alcuni aspetti della teoria dell'attaccamento.
La rivoluzione nella pratica clinica. Frank Corrigan, intervenendo su questo circuito, è riuscito a capire come riorientare il cervello profondo al fine di permettere quella rielaborazione dei residui traumatici impliciti che nessun altro metodo riusciva a fare. Infatti alcune persone anche quando percepiscono una rielaborazione completa tendono comunque ad essere più sensibili ad una ri-traumatizzazione specifica. In poche parole i metodi migliori non sono in grado di ripulire in modo profondo, stabile e davvero completo il trauma. Restano delle tracce implicite di memoria traumatica inscritte in una parte più profonda del cervello. Grazie a questa stessa sequenza oggi è possibile ipotizzare di poter giungere ad una guarigione più stabile e profonda in caso di traumi e disturbi trauma-correlati.